Monzoni Rif passo san Nicolò

Una tradizione che continua

Ed è così che, dopo più di 20 anni tra i monti, un gruppo di amici continua la tradizione. Alla spedizione 2022 partecipano i soliti noti: Emi, Angelo e Fabio. Ci sono i grandi ritorni, come Ben, e volti nuovi, come Bondio, che dopo 28 anni torna a calpestare i sentieri dolomitici. Raffaele, rinnegando i porcini e il mare, si allontana da Chioggia per aggregarsi a noi, e infine Andrea, amico di palestra di Fabio, là dove si prendono a schiaffi dentro una gabbia.

Una partenza carica di energia

La mattina è frizzante e, dopo la pioggia continua del giorno precedente e una lauta cena a base di agnello e coniglio, il sole risplende sulle cime. Giusto qualche sbuffo di fine digestione e, in men che non si dica, siamo a Fuciade, prima metà di giornata!

Il massiccio scelto: Monzoni e Marmolada

Il massiccio scelto per la spedizione è il gruppo dei Monzoni, Ombretta, Marmolada. L’aria è fresca e soffia un vento teso che rinvigorisce anche le mucche al pascolo. E proprio su quei pascoli, alle prime rampe della giornata, veniamo letteralmente respinti da una mucca che, a suon di testate, fa indietreggiare il buon Fabio.

Primo ostacolo superato

Tutto sembra perduto. Angelo, consapevole di cosa ci aspetta a breve, propone: “Torniamo indietro e prenotiamo un tavolo al Fuciade”. Ma così non vale, cavolo! Siamo un gruppo cazzuto. Optiamo per aggirare l’ostacolo e riprendiamo a salire, sotto lo sguardo ancora turbato delle bestie al pascolo.

Verso Sella Tuscia

Che fosse un presagio? Che lo fosse anche il gasolio del giorno precedente sui miei pantaloncini? Potrebbe. Ma sta di fatto che ripartiamo su per tornanti ripidi, alla seconda metà di giornata: Sella Tuscia.

La fatica del ghiaione

Dopo un breve riposo e ristoro, riprendiamo il cammino. In men che non si dica, mi raggiungono gli echi delle prime imprecazioni del buon Angelo. Eh già, il ghiaione da salire è meno piano di quanto previsto! Fatica tanta lungo quella distesa di sassi e reperti della Prima Guerra Mondiale, polmoni a mille e battito accelerato. Ma siamo lì per quello, siamo preparati… forse. E soprattutto, davvero cazzuti!

Panorama mozzafiato dal Passo delle Cirelle

Il Passo delle Cirelle è uno spettacolo lunare: panorami mozzafiato sulle Pale di San Martino a sud, Marmolada, Sassolungo e Sasso Piatto a nord. A completare tanta bellezza, l’Ombretta, il Sasso Vernale, la Cima Uomo, parte del Gruppo del Sella e il Catinaccio! Fatica tanta, ma questa volta abbiamo alzato il livello, sia per la salita che per la tecnica. La bellezza di questa meta vale il prezzo del biglietto.

Un percorso fuori traccia

Chissà perché decidiamo di non scendere al Rifugio Contrin. Per evitare un ulteriore dislivello positivo, rimaniamo fuori traccia ma in mezza quota. E qui, come pionieri dei primi del ‘900, ci divertiamo un sacco… io di sicuro!

La sorpresa finale

Il tempo passa e la meta si avvicina, ma non prima della sorpresa. A un passo dal rifugio, a dividerci dal nostro obiettivo, c’è un precipizio! E fu così che, per la gioia di Ben, affrontiamo una perdita di quota per poi riprendere il cammino sul classico ghiaione inclinato.

Arrivo al Passo San Nicolò

Il Passo San Nicolò è bello, bello come me lo ricordavo dalla due giorni con Bugno. Il rifugio è in pieno stile alpino vecchio stampo e il cibo… beh, soprassediamo!

Serata tra risate e vino

La birra e il vino scorrono come deve essere normale in quota. Tra un passaquore nella stanza dei sette nani e una risata, lentamente cala il buio e veniamo cullati tutta la notte dal vento… e da Angelo!

Ripartenza e ferrata Col Ombert

L’alba arriva in fretta da queste parti. Dopo aver fatto assaporare l’odore del ferro e della roccia a Fabio sulla ferrata del Col Ombert, ripartiamo. Ad accompagnarci, il cane del rifugio, che ci mostra la strada fino al primo tornante che piomba sulla Val San Nicolò.

L’epilogo e la dimenticanza

Dopo una lunga discesa, una birra e qualche panino, siamo ormai prossimi alla macchina furba, lasciata appositamente in quella valle per riportarci a prendere l’altra al Passo San Pellegrino, luogo di partenza. Ma ecco la sorpresa: ho lasciato le chiavi al Passo San Pellegrino!

La fine di un’avventura

Va bè, 50 € e passa la paura. Con un filo di nostalgia per l’ennesima spedizione che sta per finire, mentre gli altri si imbottiscono di cibo a Pozza di Fassa, io recupero la macchina al passo.

Un’esperienza che resta nel cuore

Che dire? Ci sono poche parole per esprimere un concetto che racchiude tutte le emozioni di queste esperienze: bello. In questa parola raccolgo ed esprimo non solo una sana nostalgia, ma anche tutto ciò che ho visto, ascoltato e provato.

Alla prossima avventura!

Grandi ragazzi… alla prossima! Ambiente completamente diverso? Più altopiano? Se troverò da dormire, ho qualche idea.

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