MAROCCO DEL SUD

UN TE’ NEL DESERTO

BY SIMONETTA BOTTI


Il sud del Marocco è la musica dei berberi che suonano negli accampamenti. Pietre, case arroccate in mezzo
al nulla dell’Atlante e poi sabbia e dune e dromedari come nella più caratteristica cartolina. Ma è lì che
incontri l’Africa: il sole a picco e il tramonto rosso, uomini con turbanti colorati e occhi nerissimi che ti
sorridono.

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Le case sono fatte di paglia e fango e i solai sono di tamarindo in un dedalo di vicoletti, scalette,
porticine e improvvise piazzette. Ait Benhaddou è la perla di questo racconto , dove i campi berberi con i
tappeti stesi a perdita d’occhio sulla sabbia ti accolgono con cuscini e montone arrostito. Nei paesi in cui
anche di notte i negozietti sono aperti, dal gommista al macellaio, il giorno di mercato è il giorno in cui le
famiglie con il calesse trainato da un asino o da un mulo fanno provviste, affari, si incontrano per un tè nei
bar (rigorosamente popolati solo da uomini). Oppure vedi le famiglie, con due tre generazioni insieme,
camminare lungo la strada per raggiungere il centro abitato più vicino.

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Qui hai la sensazione di scoprire un tesoro da conservare e preservare.

Qui ti viene voglia di stare in silenzio, osservare, ascoltare con rispetto sacro tutto ciò che ti circonda, uomini, cose , animali, paesaggi.

E la musica ti risuona nelle orecchie a volte lenta e malinconica, più spesso vivace e ritmica.

Poi dopo essere salito a 2260 metri attraverso il valico di Tizi-n-Tichka ed essere passato per le gole di Todra arrivi a Marrackech e lì sei nel turbine della movida tra giocolieri, turisti, il Suq labirintico , migliaia di riad dal fascino esotico e di ristoranti lussureggianti.

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E a quel punto questa antica oasi ti rapisce vorresti rimanere per sempre ai tavolini dei bar e guardare i passanti, le motociclette stracolme di cose, i cavalli, le motorette che portano anche tutta una famiglia di 4 persone abbarbicate le une alle altre.

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